Archivi categoria: Poesia

E’ la piccola strada

E’ la piccola strada lucente
della lumaca a regolare
il ritorno, il gatto
punta dritto alla lucertola
sbatte la coda
sull’angolo cieco di una porta.

E’ così disumano restare muti
di fronte alle imperfezioni
abituare la lingua a litanie moderne
senza sapere
come si piega un filo d’erba
e del nulla
dopo la parola cielo

dal libro “Legni” di Paolo Pistoletti

Dopo la pioggia apriamo sempre la nostra finestra
guardiamo quello che sale quello che resta
mentre alle spalle il profumo del caffè ci copre
come se fosse tutto già pronto
oramai tutto sciolto l’amaro in fondo.
Ma poi basta un sorso che subito si avverte
tutta la somiglianza che passa tra noi
e il quasi dolore dell’acqua
ogni volta che abbiamo voluto stringere invano
il non ancora che siamo anche qui
in casa come adesso,
ora che in controluce vedo il nostro volto sul vetro
la fronte col vapore che s’alza
come uno sciame di lucciole dentro il buio che avanza.

http://www.versanteripido.it/legni-di-paolo-pistoletti-note-di-lettura-di-luigi-paraboschi/

legni_cover

Somiglianze

Quanto ti assomiglio,
ogni giorno di più.
Eravamo proprio fatti l’uno
per l’altra, con tutta quella voglia
di essere sempre altrove,
lontani dal mondo, in fuga da tutti quanti.
Solo gli sguardi potevano
sostenere parole enormi come
“ti amo” o “ci vediamo presto”; la voce
da lontano era soltanto attesa, un intermezzo
tra una salvezza e l’altra.

Pomeriggio a caso

Non esisti eppure torni
da qui, da tutti i nomi muti
in cerca di un ascolto, di una voce.

Fuori il fuoco, qualche vita
lo scambio di un saluto
e questi pomeriggi polverosi
dove riemergono tutte le parole
che condivido
con le ombre delle stanze.

I colli: Luzi e Zanzotto

Ed ecco allora il punto: entrambi i poeti vogliono essere forma, la forma che i colli propri del proprio paesaggio sembrano loro dettare; e vogliono dare forma, che la poesia chiede di fornire alla visione per esistere, proprio perché la poesia è la messa in forma della visione.

Poetarum Silva


Hanno dimostrato lunga fedeltà alla vita, Luzi e Zanzotto, mirando all’essenza, a «quel giro stretto di vita e volontà»[1] che è amore che tutto lega. Un’unica grande lezione, questa, calcatasi in loro una volta per sempre, e imparata nuovamente dopo ogni dimenticanza, sempre attraverso il fuoco acceso della poesia.
Sono dieci anni che Luzi è scomparso, quattro Zanzotto.
Si può forse finalmente dire, oggi, che Mengaldo sbagliava nell’avvertire nella poesia di Luzi l’esercizio di un «orgoglio travestito da umiltà»; e sbagliava ancor di più il critico milanese nel trovare in questo esercizio una sua presunta «quasi schifiltosità spirituale», degna di tradursi il più delle volte in un elegante ma in fondo deludente «preziosismo formale estenuato ed araldico.»[2]
No: all’umiltà invece, o meglio ancora a una collezione di sguardi umili, infatti, si è rivolto e continua a rivolgersi – possiamo dirlo, oggi – Luzi: «A me premono più gli…

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Lettera a Perìgeion

“In questa società i genitori stanno caricando i figli di sofferenze insopportabili”.

perìgeion

graffiti ad Atene

di Angela Palmitesta

Cara Perìgeion volevo parlarti  di uno  smottamento avvenuto pochi giorni fa, qui a Zante. Sui giornali non ne troverai traccia.

Una ragazza giovanissima, una stagista mandata dalla scuola alberghiera, sta lavorando  in cucina, quasi gratuitamente, e ieri , non so, davanti al buffet, improvvisamente, con quattro parole, due righe appena, mi ha raccontato la tragedia della sua vita, proprio in pieno servizio.  Avevo un vassoio di balloons di vino rosso in precario equilibrio mentre mi parlava . La sua  prima frase è stata : “In questa società i genitori stanno caricando i figli di sofferenze insopportabili”.

E dicendolo non c’era rabbia nei suoi occhi ma solo un immenso sconforto, quello smarrimento che arriva alla sera, dopo la battaglia, quando gli eroi cercano di togliersi la polvere e il sangue raggrumato di dosso e con le ossa dolenti e gonfie di stanchezza raccolgono faticosamente i loro morti. Hanno…

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Valerio Grutt

Interno poesia

valerio grutt interno poesia

Qui girano ancora le famiglie
degli operai che andavano al mare
con le figlie bionde che già piacevano
ai ragazzi e scomparivano nel buio
di pinete e ridevano dopo con le amiche
in esplosioni di felicità improvvise
nei deserti di luglio e di agosto.
Le vedo ora dopo pranzo nell’eco
di televisori e strilli di gabbiani
nel silenzio di case in affitto
di mamme che lavano i piatti.
Verranno fuori, più tardi, tra i vivi
con il sorriso dei villeggianti
splendidi di conquiste
con la semplicità delle vele.
Ragazzi e ragazze abbronzati
cercando di riconoscersi
sul porto canale, come se
tra le cartoline, i ciondoli, i braccialetti,
potessero trovare un pezzo di se stessi
smarrito, un segno luminoso,
una foto del paradiso.
Si preparano i camerieri per gli assalti
della sera, apparecchiano
con la tovaglia buona e si alza
già un odore di fritto misto
che fa voltare i marinai…

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TELEGRAMMA- Mittente Dino Buzzati

CARTESENSIBILI

cal redback

cal redback .

Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse).


Dino Buzzati

da In quel preciso momento

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gli attimi di vera felicità passano inevitabilmente per sentieri tortuosi ed irti dove il vento, la pioggia e il sole lacerano la pelle,
induriscono il fiato e lo sguardo. E mai s’immagina la gloriosa e gioiosa meta; il pugno chiuso si apre con il cuore e l’armonia dell’universo invade mani e piedi, santifica la fatica, le lacrime versate, le notti insonni. La felicità ha sempre una mano sulla nostra spalla, dimora in ogni fibra del nostro corpo e si salva nell’angolo più nascosto del nostro essere per sorprenderci fosse solo davanti ad un cielo che cammina.

George-de-La-tour

Georges  de La Tour: Maddalena Terff.

Adesso ho fatto penitenza
posato le ginocchia sulla zolla e accolto
la prepotenza di essere ancora
un salto miracoloso, un salvataggio.

Ho avuto pietà
della mancanza fredda, oscura
morte apparente (si diceva)
io invece agonizzavo
col cuore che cresceva a dismisura
e le orbite
enormi pozzi neri senza fondo.